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Le parole della finanziaria

Febbraio 2005

Parlare di finanziaria non è certo una cosa da poco: tocca un po' tutti gli aspetti della vita della Nazione e il documento votato al Senato è di 358 pagine. Eviteremo quindi di commentarne il tormentato iter, che avrete potuto seguire abbondantemente da giornali e televisioni, per fare un cenno su alcuni aspetti generali e su altre cose che possono aver interessato maggiormente la Comunità.

Una cosa da tenere presente sono le condizioni di partenza: l'attuale Governo ha lamentato il cattivo stato dei conti pubblici, cosa evidenziata, ad esempio, dal fatto che le “Grandi Opere” erano finanziate solo fino a giugno. Si correva il rischio di uscire dai parametri europei, di perdere credibilità a livello internazionale e quindi di avere pesanti ripercussioni sul mercato finanziario.
Se il deficit pubblico è eccessivamente pesante lo Stato è costretto a offrire tassi alti per coprirlo e quindi ha il doppio effetto negativo di appesantire il bilancio con forti interessi da pagare e di indirizzare capitali provenienti dal risparmio al ripianamento del debito anziché ad investimenti produttivi. La scelta del Governo è stata quella di una Finanziaria “pesante”, impopolare, definita “una medicina amara” dallo stesso Prodi. Probabilmente l'obiettivo è stato quello di trovare risorse per avere un buon punto di partenza per un quinquennio di Governo, mirando a recuperare consenso negli anni successivi. Il perno della manovra è stata la riforma dell'Irpef, con la quale si è operata una limatura delle aliquote più basse (a vantaggio, quindi, di tutti) e alzando le più alte. Inoltre ha aumentato le detrazioni per carichi di famiglia, per cui si prevedono maggiori benefici per le famiglie numerose. Secondo le tabelle del Governo si paga di meno al di sotto dei 40.000 Euro e di più al di sopra. Fra le misure, c'è un modesto aumento (220 €) della detrazione per ogni figlio portatore di handicap. Altre disposizioni hanno avuto un forte eco sui media, ma di fatto avranno un impatto poco rilevante sul bilancio dello Stato e sulle tasche dei cittadini, soprattutto se di modesti redditi. Parliamo della “tassa di successione”, dell'aumento della tassa di possesso su auto oltre i 100 Kw (136 CV) e del contributo di solidarietà del 3% sulle pensioni oltre 5.000 Euro mensili. Colpiranno solo redditi alti, quindi di un numero ristretto di cittadini. Comunque vanno nella direzione, più volte auspicata da noi, di tassare redditi alti e soprattutto consumi voluttuari. L'opposizione ha detto che si tassano le auto di famiglia, ma gli esempi portati riguardano modelli che, anche se di medie dimensioni, hanno motori di cilindrata elevata e sono in grado di superare i 200 Km/h. Si è anche discusso molto sulla modestissima tassa sulle acque minerali (1 centesimo ogni 10 bottiglie), ma quasi nessuno ha detto che i proventi saranno destinati ad un fondo di solidarietà per garantire l'accesso all'acqua “a livello universale”. Misure che dovrebbero avere un effetto positivo a livello generale sono quelle relative alla riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”, cioè alla differenza fra quello che il lavoro costa all'imprenditore e quello che arriva nella busta paga del lavoratore. Segnaliamo alcune norme che agevolano l'adozione di misure di risparmio energetico e avranno riflessi positivi sull'ambiente e sulla “bolletta petrolifera”. Fin qui abbiam parlato di norme a carattere generale, delle quali, più o meno hanno parlato i grandi mezzi di comunicazione. Facendo una ricerca di parole chiave nel testo del maxiemendamento siamo andati a caccia di provvedimenti che possono interessare la Comunità e i poveri. Riportiamo qui di seguito quello che abbiamo trovato, avvertendo che potrebbe esserci altro che è sfuggito alla nostra ricerca. Iniziamo dalla famiglia, con un incremento di 210 milioni di Euro per il fondo per le politiche per la famiglia, con ampliamento dei suoi compiti. Più importante il fondo di 100 milioni di Euro annui per tre anni per l'incremento degli asili nido, da utilizzare di concerto con gli enti locali. Sono previsti anche contributi che le ASL possono utilizzare a favore di aziende per accordi che permettano forme di flessibilità sul lavoro a genitori con figli disabili o in affidamento. Con questo siamo entrati nell'argomento handicap. Per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei locali pubblici vengono stanziati cinque milioni di Euro, altri fondi verranno utilizzati per le barriere architettoniche nelle scuole. Per facilitare il finanziamento di progetti per l'inserimento di disabili nella scuola viene istituito un apposito fondo. Riguarda in qualche modo i disabili anche la disposizione per cui le auto che hanno ricevuto agevolazioni per l'handicap devono essere utilizzate in via esclusiva o prevalente da disabili. L'auto non può poi essere venduta prima di due anni, a meno che non sia necessario cambiarne gli adattamenti particolari in relazione a mutate esigenze dovute all'handicap. Per gli stranieri vengono stanziati appositi fondi per l'integrazione. Uno stanziamento particolare per l'inserimento degli alunni stranieri viene ripristinato nella Scuola. Una novità per gli alunni meno abbienti sarà la possibilità di ottenere i libri di testo in comodato dall'Istituzione scolastica. Nel programma del Ministero della Pubblica Istruzione è presente l'intenzione di superare il rapporto di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni per arrivare a fissare il numero di insegnanti in base alle reali necessità. Non abbiamo però trovato traccia di stanziamenti appositi, forse si conta di stabilizzare gli insegnanti assunti in deroga, che sono molti. Per le ONLUS sarà possibile assumere addetti all'assistenza domiciliare per rapporti di collaborazione domestica con le stesse aliquote contributive di una famiglia. Infine sono stati stanziati 500.000 € per la consulta del volontariato per la lotta all'AIDS. Nel complesso niente di entusiasmante, si può sperare almeno che si raggiungano gli obiettivi di risanamento del bilancio. Aliquos'è? L'Irpef ha un meccanismo detto di “progressività per scaglioni” solo apparentemente complesso. In pratica è come se il Fisco tagliasse il reddito a fette (gli scaglioni) e su ogni fetta prelevasse una parte (l'aliquota) via via più grossa. Così sulla “fetta” fino a 15.000 Euro toglie a tutti il 23%, mentre preleva il 27% solo sulla parte da 15 a 28.000 Euro. Così via fino ai redditi più alti che pagano il 43% solo sulla “fetta” oltre i 75.000 Euro. In pratica è come se lo Stato tenesse la mano leggera su quei soldi che servono per i beni di prima necessità e aumentasse la pressione sulla parte che viene spesa per consumi non essenziali. Detrazioni e deduzioni. Una delle cose misteriose del linguaggio iniziatico delle tasse è la distinzione fra deduzioni e detrazioni, parole simili che però danno origine ad un modo completamente diverso di applicare agevolazioni. Fino al 2001 la maggior parte erano detrazioni: viene detratta dall'imposta una cifra fissa oppure una percentuale di una spesa, come avviene per le spese mediche. Con il Governo precedente si è passati alle deduzioni, che invece vengono applicate al reddito. Visto che l'Irpef è progressiva, l'effettiva detrazione dipende dall'aliquota massima ed è più alta per i redditi più alti. Ora si torna alle detrazioni, che agevolano tutti in egual misura.

Riccardo Ghinelli

 



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