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Specchio antico

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Paparazzo

Si rievoca Fellini 8e 1/2 sulla spiaggia di Rimini
Si rievoca Fellini 8 e 1/2 sulla spiaggia di Rimini

Chiamatemi pure Paparazzo.
L’altro giorno ero sulla spiaggia di Rimini, mi avevano chiamato per impersonare l’avvocato di Amarcord in un corto destinato a festeggiare il regista Terry Gilliam che riceveva il premio Fellini. Era un gioco, dove i personaggi felliniani incontravano quelli di Gilliam, con un sosia di Mastroianni che agitava la frusta proprio come fa Guido (alter ego di Fellini) in 8 e ½. Finita la mia minuscola parte, ho tirato fuori la compattina dal cappotto e ho iniziato a scattare, mentre il regista faceva inquadrare il poveraccio che, con quel freddo, interpretava un Mastroianni mezzo nudo. Così nello schermino apparivano immagini che ne evocavano altre: quella del backstage del vero 8 e ½. In un breve passaggio da casa la conferma: convertite in bianco e nero le foto assomigliavano tantissimo a quelle scattate da Tazio Secchiaroli sul set del celebre film.

Per chi non lo sapesse  Secchiaroli è stato il fotografo che con le sue immagini delle notti romane ha ispirato il film “La Dolce Vita” e che è divenuto poi il fotografo personale del regista. Il quale mise nel film un personaggio che lo rappresentava col nome di Paparazzo. Così, mentre Secchiaroli per chi se ne intende è uno dei migliori fotografi del secolo, Paparazzo è diventato per la gente il prototipo del cacciatore di scoop, del fastidioso inseguitore di divi, di tutto quello che ci può essere di negativo fra i fotografi.

Poco più tardi la conclusione: alla presenza di Gilliam viene proiettato il corto 22_11 e 1/2 girato e montato a tempo di record.  Alla fine “Guido” sullo schermo conclude “entrino le creature”, entriamo in sala e, sulle note di Nino Rota, andiamo incontro a Gilliam . Il quale sembra non creda ai suoi occhi: i suoi personaggi e quelli di Fellini sono lì per lui. Allora gioca con noi: mimando il gesto di suonare il flauto si mette alla testa di un piccolo corteo e, per il tempo di  un giro di sala, quello non è più il piccolo Cinema Tiberio, ma l’arena di 8 e ½.

Così, per un poco, Gilliam si è sentito Fellini, qualcun’altro Mastroianni ed io Secchiaroli.

Deputato al alavoro

Deputato al alavoro

Ma oggi preferisco sentirmi Paparazzo.

Perché nel frattempo ho letto che a Montecitorio vogliono limitare il lavoro dei fotografi. Prendendo a motivo il pizzino diretto a Monti e pubblicato sulla stampa ora vogliono  impedire a dei professionisti di fare il loro mestiere rivelando al paese che alcuni deputati in aula sbadigliano, dormono,  giocano col computer, visitano siti a luci rosse, votano per il loro collega assente. Ed è un lavoro sacrosanto, perché quei signori nell’emiciclo sono strapagati dipendenti pubblici che non hanno nessun diritto di mettere in atto comportamenti indegni di qualsiasi posto di lavoro e tantomeno di quello in cui si rappresentano i cittadini. Ma si preferisce colpevolizzare i fotografi, anzi, i Paparazzi.

Non penso che tutti i deputati si comportino così, ma quelli che si comportano bene avrebbero il dovere di stare dalla parte di chi denuncia certe cose, non di chi vuole coprirle.

Chiamatemi pure Paparazzo, ne sarò fiero, perché è uno che dà fastidio.

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