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Specchio antico

Specchio antico

Ora vediamo come in uno specchio antico (San Paolo)

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Fotografare al museo

Riprodurre un quadro

Riprodurre un quadro

Anche la National Gallery di Londra si adegua a quanto già fanno altri musei in Europa: permetteranno di fotografare. Pare che la decisione sia dovuta all’impossibilità di rendere effettivo il divieto, vista la diffusione di cellulari e tablet, che oltretutto serviranno ad accedere al Wi-fi gratuito per avere informazioni sulle opere.

Pare che la stessa cosa sia stata proposta in Italia “suscitando polemiche” (La Repubblica). Vediamo di capire perchè.

Una giusta preoccupazione è quella della luce di flash, che, a lungo andare, danneggia i dipinti. In effetti il flash nei musei è vietato ovunque e alcune macchine fotografiche hanno un’apposita funzione “museo” che lo blocca. In ogni caso sarebbe una pessima fonte di luce.

Un’altra preoccupazione è quella dei diritti. E qui siamo nella paranoia.

La riproduzione di un’opera d’arte è una cosa seria. Qui a fianco vedete un esempio: macchina fotografica di grande formato, cavalletto (in questo caso un lungo palo), un proprio parco luci, controllo della luce e dell’inquadratura sullo schermo di un computer. Per i non addetti ai lavori diremo che il cavalletto è essenziale per avere un preciso controllo dell’inquadratura e per poter usare basse sensibilità e conseguenti tempi lunghi. Solo così si ottiene una riproduzione con un buon livello di dettaglio.

Controllo della luce

Controllo della luce

In più viene scattata un’immagine di controllo, con un apposita tavola per tarare al meglio la resa dei colori anche in fase di post produzione. Notate  che la cosa richiede il lavoro di due persone. E non è affatto un lavoro breve.

Solo con questi accorgimenti si ottengono riproduzioni che hanno un qualche valore commerciale. Come precauzione è sufficiente vietare l’uso del cavalletto, come accade in tutti i musei che permettono di fare foto.

Scattare foto a mano libera nei musei  (cosa che faccio regolarmente ove permesso) equivale a prendere appunti a una conferenza. Si ottiene qualcosa che ci ricorda quell’esperienza, ma che ha solo una somiglianza più o meno vaga con quanto si è visto. Colori falsati e dettaglio basso non possono certo competere con l’opera originale, ma possono aiutarci a ricordare. Pretendere un permesso particolare o il pagamento di un balzello per questi appunti visivi sarebbe ridicolo.

In Germania e in altri paesi (Austria, Olanda, Belgio, Rep. Ceca, Ungheria) il permesso di fotografare  è una regola, con le limitazioni sopraddette, niente flash e cavalletto, con in più l’ovvio divieto di avvicinarsi troppo ai quadri.  Se non altro si evita di assistere a scene come quella del “Sacre Coeur” di Parigi, dove l’unico effetto del divieto è un continuo gridare “No foto! no foto!” da parte di un energumeno con funzioni di custode. E non vedo che male ci sia a volere un selfie con un capolavoro accanto. Se non altro è meglio del bagno di casa.

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